Giovanni Falcone
Messaggio pubblicato sul profilo facebook del magistrato dott. Giancarlo Giusti da parte di Raffaele Coluccia il 16 marzo 2015:
La mattina di Domenica 15 marzo 2015, ho ricevuto a Milano sul mio telefono cellulare l'ultima telefonata da Giancarlo Giusti. Delirava e protestava il suo malessere per le gravi calunnie e per l'ingiusta condanna che aveva subito. Era disperato per aver perso il lavoro e la reputazione a causa delle vicende giudiziarie che lo hanno perseguitato negli ultimi anni. Alla fine degli anni 80, avevamo studiato insieme Giurisprudenza in Università cattolica a Milano. Lui era molto più bravo di me ed ha trovato subito lavoro in magistratura. E' quindi tornato nella sua regione di provenienza, mentre io sono rimasto a Milano a trascinare un misero impiego pubblico amministrativo, con uno stipendio da fame. Dal 2011, quando sono cominciati i suoi guai giudiziari ho cercato di stargli vicino per consentirgli di riprendersi e sono sempre stato convinto della sua innocenza. Ho sempre attribuito le situazioni equivoche che gli sono state attribuite alla sua necessità di superare le insicurezze psicologiche che mi aveva confidato sin dai tempi della frequentazione universitaria. Dopo le ultime vicende giudiziarie che lo avevano colpito, avevamo pertanto ripreso a sentirci, nonostante la distanza geografica che ci separava. Negli ultimi due anni ci telefonavamo quotidianamente e più volte al giorno. Quando, in via cautelare, è stato recluso ad Opera per alcuni mesi, sino alla sentenza di primo grado del settembre 2012, sono riuscito ad ottenere di potergli fare visita presso tale Istituto. A seguito del suo tentativo di suicidio in carcere, nel settembre 2012 dopo la sentenza di primo grado, i suoi familiari ed i suoi legali hanno presentato istanza per il riconoscimento della incompatibilità psicologica con il regime carcerario. Successivamente Giancarlo ha ottenuto gli arresti domiciliari trasferendosi presso l'abitazione della sorella, medico, in Calabria. La giustificazione legale della sua restrizione non era la condanna di primo grado ma la misura cautelare, motivata -a quanto Giancarlo mi diceva- da una improbabile possibilità di reiterazione del reato; una eventualità che era in realtà divenuta impossibile, visto che nel frattempo era stato sospeso dalla magistratura. Quando abbiamo potuto riprendere le conversazioni telefoniche, spesso Giancarlo mi forniva utili consigli legali ed umani. Ci scambiavamo interessati opinioni sulla cultura e sulla politica. Giancarlo ha seguito con viva partecipazione il mio impegno per il conseguimento della seconda laurea in Filosofia, che ho concluso lo scorso dicembre 2014. Giancarlo era fiducioso che la Corte di Cassazione avrebbe riconosciuto la sua innocenza e che inoltre avrebbe riscontrato l'inconsistenza delle motivazioni della sentenza di secondo grado, imponendo così la ripetizione del giudizio di secondo grado. Purtroppo, invece, lo scorso 4 marzo 2015, i giudici della Cassazione hanno ripetuto il grave errore giudiziario che ci sembrava imposto dalla Procura di Milano. Giancarlo ne è rimasto sconvolto, in quanto si rendeva conto che non si trattasse di un errore giudiziario ma di una ingiustizia dolosa, motivata da finalità politiche a cui egli era del tutto estraneo ed al cui perseguimento egli sembrava essere stato sacrificato come un capro espiatorio. Innumerevoli volte sono riuscito a convincerlo a desistere dal proposito di suicidarsi. L'affetto dei familiari e dei figli lo sosteneva ancora in vita. Era sconvolto per aver perso il lavoro di magistrato. Voleva trovare subito un nuovo lavoro, ma il residuo di pena da scontare, circa nove mesi di detenzione, lo angosciava. Era ossessionato dall'idea che da un momento all'altro la polizia o i carabinieri potessero prelevarlo da casa per condurlo in un istituto di reclusione, dal quale avrebbe dovuto, secondo la sua previsione, riformulare le istanze e le pratiche per ottenere gli arresti domiciliari, che aveva già in precedenza ottenuto in regime di custodia cautelare, a causa dei gravi problemi psicologici incompatibili con il regime carcerario. Il suo legale lo aveva rassicurato sul punto, dicendogli che l'istanza per la prosecuzione degli arresti domiciliari già formulata avrebbe impedito il suo prelevamento a la sua deportazione in carcere. Ma Giancarlo continuava ad essere tormentato dall'idea di poter essere deportato nuovamente presso un istituto di pena. Continuava a dire che prima o poi avrebbero dovuto notificargli l'ordine di arresto e che in quella occasione lo avrebbero condotto in carcere. Giancarlo era ed è innocente. E' stato circuito e circonvenuto da gente che ha approfittato delle sue fragilità psicologiche per trascinarlo in situazioni equivoche che gli sarebbero poi state successivamente contestate. Nel corso della sua adolescenza era stato bistrattato dal padre e pertanto, ancora da adulto, continuava a ricercare una figura paterna che gli offrisse l'affetto di cui aveva bisogno. Questa debolezza psicologica è stata sfruttata da coloro che lo hanno trascinato in situazioni equivoche per rovinarlo. Era nostra comune convinzione che le finalità della persecuzione giudiziaria di cui è stato vittima fossero tutte politiche. Eravamo persuasi che si fosse cercato di perseguire un poveretto, per inscenare una vittoria mediatico-giudiziaria contro un nemico che andrebbe invece perseguito con maggiore accortezza e professionalità, al fine di evitare di colpire, insieme con i malavitosi, anche gli innocenti. Ipotizzavo che i protagonisti di questa vittoria giudiziaria avrebbero cercato di sfruttare questi successi mediatici a favore di un progetto politico dittatoriale a cui sono interessate le corporazioni, le quali cercano in tal modo di conservare i propri privilegi e di occultare la propria incapacità di risolvere i problemi causati dalla crisi economica che attanaglia il paese. Infatti, ritengo tuttora che dette corporazioni siano interessate a sfasciare la Costituzione della Repubblica Italiana per imporre una dittatura militare di stampo sud-americano. Ritengo che la schiavizzazione dei lavoratori e la conservazione dei privilegi in capo alle caste degli intoccabili siano i due capisaldi di questo progetto dittatoriale e politico criminale, occultato dietro le campagne mediatiche e propagandistiche di regime. La lotta contro le mafie deve colpire i veri centri di potere mafioso e non i poveracci innocenti. Per quanto io possa sapere, Giancarlo ha sempre osteggiato la mafia e non ne ha mai condiviso la mentalità, vituperandola espressamente anche nell'ultima video-intervista pubblicata su internet. Inoltre, anche mediante quest'ultima intervista, Giancarlo ha chiesto formalmente e pubblicamente scusa per le sue passate imprudenze che hanno dato adito a situazioni equivoche da cui egli stesso aveva pure preso le distanze sin da subito. Per quanto ne sappia io, non mi sembra che vi siano elementi di corruzione nella sua condotta né elementi di condivisione con mentalità diverse da quella della legalità. Questo è il mio convincimento, sebbene i giudici abbiano ritenuto di attenersi ad un diverso avviso. Giancarlo si rimproverava di aver dato occasione alle accuse che lo avevano coinvolto, a motivo di poche circostanze equivoche in cui era caduto quando si era lasciato inconsapevolmente trascinare nelle cene equivoche. I personaggi che erano riusciti a fare breccia nelle sue difese psicologiche ed a trascinarlo in tali vicende equivoche, erano riusciti a far leva sulla sua fragilità psicologica aggravata dalla separazione familiare che lo aveva distrutto e destabilizzato. Che io sappia, da quanto lo stesso Giancarlo mi ha riferito, egli avrebbe accettato in passato soltanto quattro cene a Milano, rifiutandosi poi, dopo pochi mesi, di proseguire la partecipazione ad altre cene, rifiutando la frequentazione di quelle persone da cui tuttavia non si era ancora accorto di essere stato circuito e circonvenuto. Dopo questi episodi, la sua repentina presa di distanza da tali personaggi è dimostrata dal fatto che, dopo i primi infelici approcci determinati dalla depressione psicologica conseguente alla separazione matrimoniale, egli non ha più continuato a partecipare alle cene che gli erano state proposte. Questo è quanto Giancarlo mi ha assicurato ed io non ho motivo per non credergli, anche perché le 4 cene a cui ha partecipato sono state cronologicamente vicine alla separazione matrimoniale del 2008. La sentenza della Cassazione del 4 marzo 2015 lo ha profondamente deluso, lasciandolo nello sconforto più assoluto. Nell'ultima telefonata che ci siamo scambiati la mattina di Domenica 15 marzo 2015 alle ore 9:55, Giancarlo delirava e diceva che non riusciva più a sostenere questa situazione dolorosa determinato dalle calunnie giudiziarie che lo avevano sopraffatto. Nel delirio, si sentiva sopraffatto dalle accuse infamanti di corruzione e continuava a lamentarsi di aver perso il lavoro. Sono convinto che questa telefonata al pari delle altre siano state registrate dagli inquirenti e spero che possano essere rese pubbliche. Nei giorni precedenti e nei mesi precedenti, innumerevoli volte ero riuscito a farlo desistere dal proposito di togliersi la vita. L'amore per i figli e per i familiari lo incoraggiava a resistere. Nel corso di queste telefonate avevo più volte cercato di incoraggiarlo a puntare sulla riabilitazione legale che avrebbe potuto conseguire tra 5 anni e lo avevo invitavo a presentare domanda di grazia presso il Presidente della Repubblica. Nei giorni scorsi mi aveva confidato di essersi proposto come lavapiatti presso un ristorante, ma di aver ricevuto un rifiuto. Gli avevano infatti risposto che per il momento non avevano bisogno e lo avevano inviato a tornare sotto Pasqua, perché magari in quel periodo il ristorante avrebbe avuto maggiore necessità di personale. Ma egli voleva cominciare a lavorare subito, perché temeva che nei prossimi mesi sarebbe stato imprigionato, in quanto l'ordine di arresto non gli era ancora stato notificato. In risposta a queste sue preoccupazioni, l'ho invitato a non disperarsi, perché l'ambiente di lavoro della ristorazione è molto difficile e soggetto ad uno sfruttamento lavorativo molto pesante. Gli ho consigliato di riposare per qualche mese e di rinviare la ricerca di lavoro non appena le forze psicofisiche glielo avrebbero permesso. L'ho rassicurato sul fatto che le sue competenze giuridiche sarebbero state apprezzate in qualsiasi studio legale di una certa serietà. La mattina del 15 marzo non sono riuscito a contrastare il suo delirio che era divenuto alienante e ossessivo. Giancarlo non era più in sé. Nel corso di questa ultima telefonata, gli ho chiesto ripetutamente di riprendersi e l'ho pregato di smettere di delirare. L'ho invitato a chiedere immediatamente aiuto ai suoi familiari, ma mi ha risposto che erano tutti al lavoro, mi ha detto di averli appena sentiti e che non voleva disturbarli al lavoro. In quel delirio, accennare al lavoro in cui in quel momento erano impegnati gli altri diventava per lui motivo di dolore e di disperazione a motivo del fatto di essere disoccupato. Mi ha chiesto di non telefonare a nessuno. L'ho invitato a provare calmarsi e ad assumere dei farmaci per sedare il delirio. Lui ha accettato il mio invito di provare a calmarsi. Mi ha detto che mi avrebbe richiamato lui più tardi. Mi ha inoltre detto di non richiamarlo nel frattempo, perché non mi avrebbe risposto. Ho quindi telefonato immediatamente ai sui familiari, che pur essendo impegnati al lavoro in posti lontani, hanno inviato un parente di Catanzaro presso l'abitazione dove Giancarlo viveva. I familiari avevano fatto compagnia a Giancarlo con assiduità sino a poche ore prima. Nel frattempo ho provato a ritelefonare a Giancarlo ripetutamente, ma non mi rispondeva e non mi ha più risposto. Ho continuato quindi a telefonare ai suoi familiari per sapere se il loro parente fosse giunto presso l'abitazione di Giancarlo. I familiari, entrambi medici, erano pronti a richiedere un Trattamento Sanitario Obbligatorio al fine di condurre Giancarlo in salvo in ospedale. Alle ore 12:00 ho sentito nuovamente i familiari che sconvolti mi hanno riferito la tragica notizia. Ovviamente questa notizia ha devastato anche me, per quanto fossi preparato alla eventualità di questo tragico epilogo. Immediatamente mi sono recato in Chiesa per pregare insieme con un Sacerdote francescano cappuccino del Convento di Milano, che ha conferito a Giancarlo una benedizione a distanza. Infatti, la Celebrazione eucaristica è terminata alle ore 13:00 ed al termine di tale Celebrazione ho chiesto al Sacerdote se potevamo pregare per Giancarlo. Il Sacerdote ha acconsentito subito a formulare le preghiere per il mio amico. Abbiamo quindi pregato insieme per Giancarlo ed il Sacerdote ha indirizzato a Giancarlo questa espressione: "La benedizione di Dio Padre onnipotente discenda su di lui e con lui rimanga sempre".
Nei prossimi giorni chiederò di poter dedicare a Giancarlo una Celebrazione Eucaristica in suffragio. Continuo a percepire la sua viva presenza.
Milano, 16 marzo 2015
Raffaele Coluccia
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Messaggio per Giancarlo Giusti, pubblicato su Facebook da Raffaele Coluccia, in data 5 marzo 2015:
Animato da sentimenti e determinazioni di autentica giustizia e di amore per la legalità, esprimo solidarietà a Giancarlo Giusti in questo grave momento di sofferenza, causato da un errore giudiziario di cui è vittima. Il complotto politico che lo ha perseguitato non riuscirà ad ottenere alcun effetto, nell'Italia ormai radicata su fondamenti democratici e costituzionali, sebbene si profilino all'orizzonte i tentativi di instaurare una dittatura da parte delle corporazioni incapaci di risolvere i problemi causati dalla crisi economica. Chiedo a Giancarlo di resistere all'ingiustizia e di puntare alla riabilitazione che non mancherà di soccorrerlo. Chiedo a Giancarlo di non suicidarsi e di trovare la forza di resistere al male subito. Caro Giancarlo, sai che puoi contare sull'affetto dei familiari e degli amici più cari. Tu possiedi notevoli capacità intellettuali e morali. Potrai certamente esprimere una determinazione per un cambiamento di vita che possa esprimere tutte le migliori capacità che tu possiedi. Ti sarò vicino non solo nelle prove che dovrai sopportare ma anche nella determinazione per un cambiamento di vita che possa renderti felice insieme con i tuoi cari. Cerca di superare la sofferenza di questo momento e di questi periodi di grave prova. Attendo di presto rivederti più determinato che mai a costruirti una nuova vita più serena e libera da qualsiasi tentazione. Grazie alle tue superiori capacità intellettuali ed alla tua immensa cultura, potrai certamente offrire un enorme contributo intellettuale alla cultura della pace e della legalità ed alla costruzione di una società migliore. Purtroppo in passato un complotto di persone male intenzionate è riuscito a profittare della tua malattia psicologica, è riuscito a circonvenire le tue difese ed ad approfittare della tua fragilità psicologica per trascinarti in situazioni equivoche, che ti sarebbero poi state contestate, per finalità politiche che ti sono del tutto estranee. Ora è il tempo di dimostrare che sei rinato, che ti sei fortificato e che non sei più soggetto a circonvenzione da parte di chicchessia. Superate le gravi prove e la sofferenza che ora ti offende, potrai esprimere una grande risorsa per la difesa della democrazia e della dignità umana. Non mancheranno progetti di recupero e di riabilitazione, degni delle tue capacità e risorse morali. Ti esorto pertanto a resistere e a testimoniare la tua innocenza, con coraggio, determinazione e dignità. Spero di avere presto tue notizie. Con affetto. Raffaele
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Messaggio per Giancarlo Giusti, pubblicato su Facebook da Raffaele Coluccia, in data 15 febbraio 2014 ore 21:35.
Caro Giancarlo,
so che in questo grave momento, in cui sembra prevalere l'ingiustizia, non Ti viene permesso di leggere questo messaggio, tuttavia desidero esprimerTi la mia solidarietà e la mia vicinanza nella sofferenza. Ti incoraggio a sostenere le Tue ragioni, certo che la Tua innocenza dovrà essere riconosciuta anche da chi pretende di utilizzare la giustizia per finalità politiche. Nessuna delle accuse che Ti vengono mosse è stata provata. Queste accuse citano soltanto pettegolezzi fatti circolare ad arte dalla mafia nelle carceri, al fine di essere intercettati e pubblicati sui giornali. Nessuno che Ti conosca veramente può credere mai che Tu possa aver accettato dei soldi per finalità diverse da quelle istituzionali. Non avresti mai accettato di corromperTi sia per motivi etici, ma anche perché non ne avresti avuto alcun interesse, visto che lo stipendio dei magistrati è di gran lunga più ricco della maggioranza dei poveri cittadini schiavizzati dai politici.
Le donne e gli uomini del nostro tempo non si lasceranno narcotizzare facilmente dalle caste degli intoccabili.
Le cause della grave crisi economica in cui i politici ci hanno fatto precipitare non potranno essere occultate con questa caccia alle streghe ed agli stregoni.
Le stragi mafiose di Palermo del 1992, in cui hanno perso la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, così come le stragi di New York del 2001 evidenziano una chiara matrice dei servizi segreti russi di Putin, i quali pretendono dagli USA il pagamento degli accordi di svendita dell'influenza militare ed economica esercitata sui paesi europei occidentali come l'Italia. Gli USA hanno svenduto l’Italia alla Russia, ma i servi di Putin hanno faticato ad impadronirsi del paese occidentale proteso nel Mediterraneo ed hanno equivocato le sconfitte elettorali riportate negli scorsi decenni dai partiti sovvenzionati da Mosca, come una nuova ingerenza degli USA nelle vicende politiche di un Paese come l’Italia che ormai i servizi segreti russi ritengono sottoposto alla loro giurisdizione ed influenza. Non è quindi un caso che la persecuzione a cui vieni ingiustamente sottoposto coincida con l'iniziativa olimpica di Putin in Cecenia diretta soltanto ad occultare e 'legittimare' i gravi crimini contro l'umanità che lo stesso Putin ed i suoi servi criminali hanno perpetrato contro l'inerme ed innocente Popolo ceceno, emblema dei popoli oppressi e soggiogati dalla prepotenza degli oppressori e degli sfruttatori.
Queste ingiustizie avranno fine. La giustizia trionferà. So che i nemici della giustizia stanno cercando di provocare il Tuo suicidio. Forse attendono il Tuo suicidio al fine di utilizzarne la notizia per far partire una campagna tesa a liberare i veri mafiosi con cui lo Stato negli scorsi anni ha voluto trattare. Le indagini giudiziarie dirette a scoprire queste trattative, indagini condotte a Palermo dal magistrato Antonio Ingroia, sono state insabbiate e lo stesso Ingroia è stato strumentalmente allontanato dalla magistratura, dopo il suo coraggioso, esplicito e pertanto corretto impegno politico.
Ti invito pertanto a non suicidarTi e ad affrontare la difesa delle Tue ragioni e della Tua innocenza. Ti invito ad entrare in politica per sostenere le ragioni dei poveri e degli sfruttati. La Tua intelligenza è molto preziosa ed i lavoratori schiavizzati e sfruttati hanno bisogno anche della Tua difesa.
Sono certo che questo impegno che Ti propongo riuscirà a dare ulteriore senso alla Tua vita e Ti saprà risollevare dalla prostrazione che Ti ha esposto alle frequentazioni sbagliate che Ti hanno fatto del male. I servizi segreti hanno approfittato di queste debolezze per trascinarTi in situazioni equivoche che Ti sarebbero poi state rivolte contro. La Tua caduta è stata quindi programmata anche politicamente, in quanto le ideologie del fanatismo e della menzogna, che non riescono più a difendere i lavoratori, hanno bisogno di occultare le loro ambiguità cavalcando notizie scandalistiche come queste. La lotta contro la mafia è invece inscindibile dalla cultura del lavoro e dalla ricerca teologica. Queste verità si affermeranno ineluttabilmente con il progresso dei popoli e nulla potranno le reazioni sataniste dei cultori della menzogna. Ti invito pertanto a profittare della crisi in cui i nemici della verità Ti hanno fatto precipitare, per dare una svolta pubblica alla Tua vita privata. Ti invito a lottare in maniera sempre più esplicita ed impegnata a favore dei poveri e degli sfruttati, contro ogni schiavitù e contro la menzogna del potere. Ti invito ad usare la Tua grande intelligenza e la Tua capacità intellettuale che tutti in Università Ti abbiamo invidiato, per combattere in maniera sempre più esplicita dalla parte degli innocenti e degli sfruttati, per contribuire alla vittoria della verità, della libertà, della eguaglianza e della giustizia. Ti aspetto quindi su questo fronte di lotta popolare e Ti ringrazio sin d'ora per l'impegno che vorrai esprimere in tal senso, dopo che riuscirai a resistere all'azione persecutoria a cui ora sei sottoposto ed alla induzione al suicidio a cui altri cercano di indurTi. Coraggio Giancarlo, sei sempre stato il migliore e tornerai ad esserlo.
A presto!
Raff